Lista 1/2018

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senza progetti

senza meta

senza limiti

senza programmi

senza troppi pensieri

senza botti

senza cenoni

senza fuochi d’artificio

senza balli

senza canti

senza cartina

senza magone

senza ombrello

senza pregiudizi

senza aspettative

senza pensare

senza cuore pesante

senza guidare

senza vergogna

senza peli sulla lingua

senza freni

senza spiccioli

senza lavarsi

senza profumo

senza vocabolario

senza mangiare

senza dormire

senza pause

senza ansia

senza paura

senza parole

senza fine

senza inizio

senza remore

senza fretta

senza tempo

senza orologio

senza benzina

senza orari

senza internet

senza parlare

senza riposo

senza pressione

senza smettere di ridere

senza ma

senza forse

senza tappi

senza colazione

senza caffè

senza acqua

senza dolore

senza malinconia

senza rancore

senza coperte

senza fingere

e con tutti questi senza, non è mancato niente…

Benvenuto 2018, continua così…

 

Sisilibaicar

Questo è stato l’anno dei viaggi al sud. Dopo una toccata e fuga a Napoli e dintorni durante la settimana di ferragosto, festeggio l’inizio dell’anno (Settembre) con una zingarata ancora più a sud, in Sicilia. L’occasione di questo breve viaggio nasce per caso una sera di luglio chiacchierando con le amiche labroniche, che propongono una visita al Cous Cous Fest che si terrà a fine settembre; quale occasione più succulenta se non quella di rincorrere l’estate nel suo mese migliore, in una delle isole più belle d’Italia?! Biglietti aerei prenotati, eterni indecisi, decisi, ritirati dell’ultim’ora, new entry dell’ultim’ora ed eccoci pronti, 5 donne e 1 uomo (che chiameremo CapoHarem) alla volta di Trapani, in attesa di una componente che è già ad aspettarci all’aeroporto (dopo aver viaggiato per mare tutta la notte da Napoli!) e delle altre tre ragazze che arriveranno due giorni dopo e che completeranno la formazione, sempre più squilibrata (9 vs 1)!

Giorno 1

Partiamo all’ora di cena dall’aeroporto di Pisa con un tempo che non promette niente di buono, con le previsioni che danno brutto pure giù per almeno altri due giorni, con il pensiero che la sfiga è veramente ai massimi storici! Arrivo all’aeroporto di Trapani alle ore 22:00 e grazie alle macumbe tirate da mezzo mondo (siamo tanti e già una per una sarebbero dieci!) perdiamo più di un’ora a insultarci con il noleggio auto che come al solito “furbeggia” su assicurazioni, danni non segnalati etc etc, ignaro però della modalità Sintecnick (etimologia derivante da atteggiamento profondamente calmo ma deciso e convinto della ragione a tutti i costi tenuto in ambiente di ricovero coatto di ingegneri e simili profondamente insoddisfatti di vita e stipendio) che si è impossessata di una di noi, che prende in mano la situazione e obbliga l’addetta noleggio a scrivere anche cosa aveva mangiato il gabbiano che aveva depositato le sue deiezioni sulla carrozzeria!

Si parte, siamo in viaggio verso Trapani città, ci attendono con calorosa accoglienza sicula i proprietari dell’appartamento che abbiamo prenotato, al terzo piano di un appartamento, con uno dei terrazzi che si affaccia sul bellissimo giardino di Villa Pepoli e sulla Chiesa di SS.Maria Annunziata. Un’atmosfera incantata e un panorama bellissimo su uno spicchio di città si affacciano ai nostri occhi, ma soprattutto un caldo estivo che ci scalda gli animi e ci fa ben sperare…

La serata finisce nottetempo dopo una cena pesante come un macigno, spolverata in mezz’ora dalla fame cosmica e in mezzo a così tante risate che mi addormento con il sorriso sulla bocca e gli occhi pieni di tutte quelle facce amiche felici… se non fosse che in casa non c’è neanche uno specchio, vedrei splendere anche la mia.

Giorno 2

Pronti, partenza e via! Al risveglio, anche se so che siamo in ferie e va comunque bene così, ci accoglie un bellissimo cielo, pieno di nuvoloni grigi però! In programma c’è il trasferimento a Favignana, ma il tempo scoraggia parte del gruppo, compresa me, che vedendo lontana l’idea della spiaggia e del mare dell’isoletta, opta per rimandare al pomeriggio la partenza e nel frattempo virare verso altri lidi, per la precisione un bel giro all’area archeologica di Segesta, una meraviglia da non perdere e comodissima da visitare, visto che si può arrivare all’area più in alto (quella del teatro) con un autobus climatizzato che ti evita la morte da insolazione a mezzogiorno, su una salita piuttosto ripida sotto un sole (che nel frattempo ha di nuovo fatto capolino) che è a dir poco rovente!

Tempio di Segesta

Teatro di Segesta

Pranzo siciliano in un agriturismo sperduto nelle campagne, in mezzo a capre, agnelli, vigneti e fichi d’india. Siamo pronti per Favignana, l’aliscafo (e le due ragazze che sono partite la mattina) ci aspettano! Lasciamo la macchina a Trapani e ci imbarchiamo. In poco più di mezz’ora siamo sull’isola, dove viene ad accoglierci il proprietario dell’appartamento che abbiamo affittato per la notte, un bel picciotto… Il tempo di sistemare la borsa, infilarsi il costume, affittare una bici e siamo già in giro per le stradine dell’isola. Comincio a pedalare e mi guardo intorno, stupendomi di quanto questo posto mi riporti a Malta, stessi panorami, stessi edifici, stesso paesaggio brullo, stessa aria, quell’aria di isola che mi fa venire un nodo allo stomaco difficile da spiegare, ma che mi riempe gli occhi di lacrimoni…

Benvenuti a Malta, ah no, a Favignana.

Arriviamo a Lido Burrone, una spiaggia sulla costa sud dell’isola e ci godiamo insieme alle amiche appena ritrovate, una birra fresca sulla spiaggia… Ci sono ancora nuvole e anche se ne abbiamo voglia, dobbiamo rimandare l’idea di farsi un bagno, ci tufferemo domani!

Torniamo a casa e ci inebriamo per più di un’ora con un panorama mozzafiato dalla terrazza dell’appartamento; da una parte Erice e la funivia illuminata che scende verso Trapani, dall’altra il Monastero di Santa Caterina che si erge maestoso sull’unica montagna che divide in due l’isola, punteggiata dalle luci del sentiero a zig zag che dalle pendici porta alla vetta… Sospirone!

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Monastero di Santa Caterina – Favignana

Ci prepariamo per andare a cena, raggiungiamo il piccolo centro di Favignana a piedi e cerchiamo il posto che ci è stato consigliato, “La Pinnata” (che a mia volta sconsiglio, un tagliere con dieci fettine di carpaccio di pesce, una burrata, qualche pomodoro secco e un monte di insalata a fare scena lo fanno pagare 26€ e non è niente di che!). Finita la cena, con spettacolo pirotecnico di fulmini che trafiggono il cielo sopra l’isola di Levanzo, ci avviamo per un giretto tra le stradine del centro, tranquille e sgombre perchè a settembre è tutto più calmo e più bello…

Visto il poco soddisfacente “momento gastronomico” della cena, ci consoliamo mangiando gelati e granite siciliane, io ovviamente alla liquirizia, una delizia!!!

E’ mezzanotte, domani ci aspetta una lunga giornata, ma non siamo ancora soddisfatti, il primo cannolo siciliano di mezzanotte ce lo gustiamo in una gelateria (una delle poche aperte a quest’ora!) e belli soddisfatti, dopo una chiacchierata tra amiche su un marciapiede del centro, che mi riporta ai momenti passati delle confidenze fiorentine, ci avviamo verso casa sognando il mare (e la pasticceria FC che era chiusa e che quindi domani svaligeremo!)

Giorno 3

Qui è il paradiso, ci sveglia il gallo del vicino, ubriaco (no il vicino, il gallo), visto che sono le otto e mezzo e l’alba è già passata da un bel po’… Dalla porta-finestra della camera ci sveglia un raggio di sole fantastico, è una bellissima giornata e noi siamo pronti per il mare… ah no! per la colazione!!!! Una meraviglia, sette bici che sfrecciano per le stradine, tutti insieme, sembriamo dei bambini in gita! Dopo la tappa immancabile in farmacia per vari malanni del gruppo, ci avviamo verso la Pasticceria FC, la più rinomata di Favignana (che non posso non consigliare). Ci sbombardiamo una colazione da nababbi, chi iris al cioccolato e ricotta, chi cornetti con pistacchio, chi trecce con la ricotta, chi cannoli di prima mattina, insomma, siamo pronti per il bagno nelle fresche acque di Cala Rossa, un posto fantastico sulla costa sud-est dell’isola. Il tempo di arrivare, girellando per le strade dell’isola in bici, gioiosamente accompagnati dalla nuvola di Fantozzi che ci infradicia fino al nostro arrivo (fortunatamente girare l’isola in bici è comodissimo perchè è praticamente tutta pianeggiante) e ci si spalanca davanti un panorama da togliere il fiato, scogliere bellissime che sembrano tagliate con un coltello e un’acqua a dir poco cristallina…

Le nuvole spariscono, il sole torna a splendere fantasticamente, siamo pronti, primo tuffo di gruppo in questo paradiso! Ci raggiungono le ragazze labroniche nella tarda mattinata, pranzo sugli scogli a base di arancini millegusti (per tenersi leggeri e affrontare la salita per tornare sulla strada) e decidiamo di cambiare “spiaggia”.

Favignana – Cala Rossa

pedaliamo per un’oretta per fare un giro delle cale della costa sud (tappa da fare Cala Azzurra, piccolissima ma incantevole!) e torniamo a Lido Burrone per far fare un bagno senza tuffo (qui c’è la sabbia!), a chi non essendo pratico di scogli ha fatto fatica a godersi il bagno a Cala Rossa!

Ci addormentiamo stanchini sulla sabbia, un silenzio che solo il mare a Settembre può regalare. Ripartiamo nel tardo pomeriggio alla volta di Trapani, il Cous Cous Fest ci aspetta!

Doccia veloce e ripartiamo, destinazione San Vito Lo Capo. Arriviamo a quello che sembra essere un fierone di paese che una festival a tema, tanta gente per la strada ma un po’ delusi perchè il Cous Cous, che doveva essere protagonista, è un po’ timido! Ma noi non ci perdiamo d’animo, acquistiamo i ticket per la degustazione e via con la fila! Un bel piattone di cous cous speziato ci aspetta e vino a volontà (visto che i guardiani dei bicchierini pieni sul bancone latitano!)… Arriva il momento più atteso, il concerto dei “Tarantolati di Tricarico” (lo so siamo in Sicilia, non in Puglia, ma che ci vogliamo fare, tutto il mondo è paese!); ci lanciamo nella mischia immersi in un atmosfera tarantolata o meglio, sembriamo morsi dalle tarantole, ballando come pazzi… e ad un certo punto che succede?! Viene giù il diluvio universale, ma niente ci ferma e dopo un momento di esitazione, dove tutta la piazza si rifugia sotto i tendoni dei locali intorno alla piazza del concerto, ci riversiamo in piazza e cominciamo a tarantoleggiare sotto l’acqua, uno spettacolo memorabile, tutte quelle teste zuppe e quei sorrisi colanti! Mezz’ora di puro delirio, di pura felicità… Smette di piovere, è molto tardi, il concerto è finito e siamo stremati, qualcuno di noi si lancia in una spiaggiata (credo parecchio umida vista l’acquata) e qualcun’altro, compresa me, riprende la strada di casa, che a quell’ora sembra essersi allungata…

Giorno 4

Dopo 5 ore di sonno, ci svegliamo riposatissimi (io credevo di non essermi mai sdraiata sul letto) e visto che i partecipanti alla spiaggiata sono in coma, decidiamo, noi 5 stoici rimasti vivi, di darci ad un’altra visita culturale. Partiamo, dopo l’ennesima abbondante colazione siciliana da coma diabetico, alla volta di Erice, un bellissimo paese che sorge sull’omonimo monte. Decidiamo di arrivare “in vetta” con la funivia, ma visto lo stato catatonico in cui siamo, sbagliamo strada, giriamo tutto il monte, non la troviamo e sbuchiamo su con la macchina. Ma nooooo!!!! Retromarcia a ripartiamo, questa cosa della funivia non ce la possiamo proprio perdere e dopo varie indicazioni, un pinzo di vespa fra le tette (mie), fiumi di lacrimoni, un dolore cane e un salto in farmacia, arriviamo! La funivia non è molto economica ma dopo tutto questo girovagare non possiamo dire di no. Saliamo, noi cinque e due simpaticissime ospiti della cabina che dall’inizio alla fine del “viaggio” ci racconteranno del loro entusiasmante viaggio in Toscana, alternando risate e prove di pronuncia toscana ripetendo “hantuccini” (cantuccini secondo loro) circa 20 volte, una gioia! Lo spettacolo dal cielo è fantastico, si vedono Trapani e le saline, le isole Egadi, una meraviglia vera e un venticello niente male che ci sballonzola in qua e in là.

Vista di Trapani da Erice

Vista di Trapani dal Castello di Erice

Arriviamo su e scopriamo che quel venticello che ci agitava fino ad un momento prima è anche piuttosto freddino (ci sarà una differenza di almeno dieci gradi fra la valle e la vetta). Ci copriamo con quello che abbiamo portato e ci inerpichiamo per le viuzze del paese, scivolando come se non ci fosse un domani, visto che tutte le strade sono lastricate con motivi geometrici gradevolissimi, ma con pietre scivolose da morire! Fra un giro e l’altro si è fatta l’ora di pranzo, ci fermiamo in una rosticceria frequentata da autoctoni e…. lasciamo perdere che è meglio!

Provati dalla camminata (non dal pranzo eh, ci mancherebbe!) decidiamo che è giunta l’ora di un pisolino e ce ne torniamo a casa… Sveniamo per circa un’ora e mezzo e rinvigoriti (si fa per dire) dalla pennichella pomeridiana, ci prepariamo per l’inizio del sabato sera, direzione Marsala, dove abbiamo l’appuntamento con un collega siciliano che è sceso a casa il weekend per stare con noi! Appuntamento alla Cantina Sociale di Birgi, il gruppo tosco-siculo si compone per metà, l’altra metà (quella della spiaggiata per capirsi) cerca di inseguirci da tutto il giorno per tenere il ritmo e recuperare le tappe perse! Il nostro amico ci porta a prendere un caffè in un posto a dir poco spettacolare, non per il locale in sè, ma per i kitesurfisti (il bar non a caso si chiama L’Incanto), ah no, per il panorama… Mi spiego: il posto è la Riserva Naturale dello Stagnone di Marsala, che si estende per un tratto di costa e di mare compreso fra Capo San Teodoro e capo Boeo, di cui fanno parte anche 4 isole e le saline. Appena arrivati scopriamo il perchè del nome “Stagnone”: tutta questa zona è una vera e propria laguna, con il mare incuneato fra le isole, di cui l’ultima in ordine di “nascita”, l’ Isola Grande, nata grazie ai depositi di sabbia dovuti alle correnti sottomarine, che ha praticamente chiuso il mare. Proprio per questo l’acqua è stagnante, ma stupefacentemente non sporca, piena di alghe (che la tengono pulita) e soprattutto alta non più di 20 cm, per cui anche se cammini per cento metri in direzione mare aperto ti arriva sempre alle caviglie (oggi c’è bassa marea, ma comunque ci dicono che nel punto più alto l’acqua non supera quasi mai il metro e mezzo), tanto che nei periodi di bassissima marea si può raggiungere l’isola di Mozia anche a piedi! Che dire, un posto surreale, la Mont Saint Michel della Sicilia! Proprio per tutti questi motivi è diventata il “covo” di tanti kitesurfisti che affastellanno la spiaggia e il mare, che diventano quindi rispettivamente la seconda e la terza cosa da ammirare in quel posto!

Marsala – Riserva dello Stagnone

Le saline di Marsala

Rimarremmo lì anche tutta la sera per aiutare a pulire le tavole da surf, ma ci aspetta il tramonto sulle Saline di Marsala e quindi ripartiamo. Dopo pochi km il gruppo finalmente si ricompone, siamo circa 15, fra la banda originaria e gli amici siciliani e l’aperitivo che ci aspetta è uno dei più suggestivi che io abbia mai consumato… Siamo in mezzo alle saline di Marsala, proprio dove partono i traghetti per le isole, si vede il vecchio mulino e il tramonto toglie il fiato, perchè il sole riflette i tanti colori delle vasche d’acqua.

L’aperitivo si prolunga fino alle 22:00, perchè è praticamente diventato una pseudo cena (no, “apericena” io non lo dico, mi fa proprio venire le bolle) e perchè i discorsi si intrecciano senza fine! Ci muoviamo belli brilli verso Marsala, perchè la cena vera ci aspetta (ormai il nostro amico ha prenotato!). Marsala è una bellissima città, ma non starò a dilungarmi perchè credo di averlo fatto abbastanza: dico solo che il centro storico è curatissimo e che l’illuminazione dei monumenti storici, delle porte di ingresso alla città e delle chiese è veramente suggestiva… Una delle cose che più mi ha affascinato è la riconversione parziale che Marsala ha fatto del mercato coperto: vista la crisi degli storici mercati a favore della grande distribuzione hanno visto bene di ripensare la funzione di quello storico, che la mattina svolge il suo ruolo classico, ma che la sera si trasforma, nei corridoi perimetrali, in un luogo pieno di piccoli locali dove i giovani vanno a bere e sentire musica dal vivo (il costo viene spartito fra tutti i gestori dei locali), mantenendo vivo e tenuto in ottimo stato un posto destinato come tanti altri mercati italiani all’inevitabile declino e abbandono. Semplice no?!

Ceniamo ad un’ora veramente improponibile, causa gestione eccepibile dei proprietari del locale, di cui eviterò di fare il nome… Fra risate di stanchezza, miste a risate alcoliche, finiamo verso l’una, è decisamente l’ora di ritirarsi!

Giorno 5

Ci svegliamo di buon’ora, colazione irrinunciabile e via, oggi è il giorno della Riserva dello Zingaro. Dopo un’oretta di macchina arriviamo all’entrata (quella dalla parte di San Vito Lo Capo). Mezz’ora per cercare un parcheggio, perchè non avevamo considerato che nonostante sia settembre è un caldo incredibile e le persone vanno al mare, non solo noi turisti! Paghiamo il biglietto di ingresso alla riserva e ci incamminiamo sullo stradello costiero per visitare le splendide calette e una flora davvero fantastica… Purtroppo il vento non soffia a nostro favore (anzi, forse sì, visto che ha portato via mezza costa!) e le spiaggette sono veramente troppo densamente popolate, quindi facciamo qualche km per esplorare la zona e ce ne torniamo indietro verso l’ora di pranzo per trovare una spiaggia sulla via del ritorno che possa ospitarci con un po’ più di tranquillità e spazio! Il ritorno sotto il sole delle due ci sfianca, ma finalmente giunti alla macchina, non vediamo l’ora di fermarci da qualche parte per fare un tuffo ristoratore.

Riserva dello Zingaro – Cala Tonnarella dell’Uzzo

Eccoci, lo stop lo facciamo in una spiaggetta sotto Macari, splendida, tranquilla, piena di bei sassini bianchi che proteggeranno il nostro letargo dopo il tanto desiderato tuffo! Siamo veramente stanchi, per cui passiamo qualche ora tranquilli, senza le smanie di partire e vagare!

Il mare di Macari

Ma, appena desti, la smania si riimpossessa di noi: vedere, vedere, scoprire, scoprire!!!! E’ il turno delle saline di Trapani, una gioia per gli occhi, veramente, anche questa volta al tramonto (ormai ci abbiamo preso gusto!). Arriviamo e facciamo pure in tempo a visitare il museo del sale, che ci regalerà una fantastica visita guidata grazie ad una signora che con una fantastica arte oratoria ci spiega come funzionavano prima le saline e come si sono trasformate oggi. Voto 10. Foto al tramonto come se non ci fosse un domani e torniamo verso Trapani, l’ultima cena in terra siciliana ci aspetta!

Le saline di Trapani

Il ristorante è una vera chicca per atmosfera e cibo, per cui vale la pena di citarlo: Hostaria San Pietro, in Largo Porta Galli, voto 10! Il locale è arredato con molto gusto, lampade di design, tavoli colorati da trattoria e sedie tutte diverse, un fantastico pavimento con mattonelle in graniglia di ogni fantasia, piatti in ceramica che sono una chicca! Il proprietario è di una cortesia fantastica e la cena che ci serve è degna di essere ricordata (busiate doc e cannoli finali da sballo)!

Fine della cena, rifornimento alla macchina e via, in branda, domani prestissimo ce ne torniamo a casa!

Giorno 6

Sveglia ore 5:45, la devastazione. Mentre tutti dormono io e un’amica siamo in cucina a riempire i cannoli che porteremo in omaggio a chi si è perso questa fantastica fuitina siciliana (in questo caso termine più azzeccato non possiamo proprio trovarlo). Spalanchiamo la finestra, l’alba ci illumina piano piano e il sole comincia a crescere mentre viaggiamo verso l’aeroporto. Che dire, salgo su quel maledetto aggeggio con il desiderio di tornare in questa fantastica isola (dove ora che ci penso hanno vissuto i miei avi, un po’ di sangue siculo ce l’ho anch’io!) per un giro un po’ più lungo… Chissà, magari sarà più presto di quello che immagino!

Dimenticavo, la sensazione di essere una diva all’apertura delle porte degli arrivi all’aeroporto l’ho avuta anche questa volta! 😉

Future days…

 

Continuando a sperare in quello che verrà rubo una “lista” a chi è davvero capace di farle…

Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
Che la pazienza richiede molta pratica.
Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto se stesso.
Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti come se è stata la miglior conversazione mai avuta.
È vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
Non cercare le apparenze; possono ingannare.
Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
La felicità è ingannevole per quelli che piangono, quelli che fanno male, quelli che hanno provato, solo così possono apprezzare l’importanza delle persone che hanno toccato le loro vite.
L’amore comincia con un sorriso, cresce con un bacio e finisce con un the.
Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e tuoi dolori.
Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e ognuno intorno a te pianga.

“Le cose che ho imparato dalla vita”, Paulo Coelho

Skrappo…

Qui ci sono ancora i tuoi peli bianchi che spuntano ovunque.

Qui c’è ancora la mano che la notte ti cerca.

Qui c’è ancora chi sente il tuo zampettare.

Qui c’è ancora chi rimpiange le tue pisciatine ovunque.

Qui c’è ancora chi ora passeggia da solo.

Qui ci sono ancora i segni del tuo naso in fondo alla mia porta.

Qui c’è ancora un peluches senza un orecchio.

Qui c’è ancora chi mette via borsine per te, nello stesso identico posto.

Qui c’è ancora chi trova una tua medicina e piange.

Qui c’è ancora il cuoricino del Cardotek attaccato al calendario fino a dicembre.

Qui c’è ancora chi sogna di riempirti di coccole.

Qui c’è ancora chi entra in casa e aspetta che tu gli venga incontro.

Qui c’è ancora chi ti pensa ogni santo giorno.

Qui c’ ancora chi ricorda la posizione del pollo alla diavola.

Qui c’è qualche tuo collega che ti ringrazia per l’eredità.

Qui c’è ancora la tua casa, più o meno.

Qui c’è ancora il caos che hai lasciato.

Qui c’è ancora chi viene e chi va.

Qui c’è un bambino che continua a chiedere se anche i cani vanno in cielo.

Qui c’è ancora qualcuno che pensa che sì, quello era davvero amore incondizionato.

Qui ci sono ancora io e tu no e mi manchi, non sai nemmeno quanto, ed è già passato un mese…

Se non fosse che…

Firenze_Mani amiche_2009

Se non fosse che:

  •  Se mi affaccio alla finestra non vedo più la cupola del duomo…
  •  Se sbaglio a fare due conti non vado all’appello dopo ma mi fanno causa…
  •  Se penso che qualche anno fa durc, pos, psc, scia pensavo fossero i fratelli di Pdor, figlio di Kmer e ora no…
  •  Se faccio le tre di notte a lavorare, intorno non ho più le mie coinquiline a tenermi sveglia con playlist di ottima scelta e milioni di sigarette
  •  Se mi sveglio la mattina non sento più l’odore del caffè ma il puzzo di kebab…
  •  Se mi addormento la notte non sento più le urla del vicino di sotto che mi insulta ma sono io che insulto gli “spaco botilia, talio piselo” sotto casa mia…

Ecco, allora mi sembrerebbe di essere tornata a quei bei tempi in cui fare un progetto significava disegnare tanto e scrivere poco e non disegnare poco e scrivere tanto… ecco.

“Chi non ha testa abbia gambe”… In che senso?!

Chi non ha testa abbia gambe

Londra_Millennium Bridge_2013

Nel senso che chi ha perso la testa se la deve andare a cercare?

Nel senso che chi non ha cervello ha almeno delle gambe energiche?

Nel senso che chi ha cervello se la deve dare a gambe?

Nel senso che se non riesci a concentrarti sarebbe meglio fare una corsetta?

Nel senso che forse è meglio se non ci pensi e te ne vai a fare una passeggiata?

Nel senso che se dimentichi una cosa poi la devi cercare in lungo e in largo?

Nel senso che se cerchi qualcosa da tanto tempo e non la trovi potrebbe passare ancora molto tempo prima che tu possa trovarla?

Nel senso che se hai in mente un progetto ma non muovi le gambe è come se tu non l’avessi mai pensato?

Sarà l’aria di settembre che si respira oggi, sarà la vista del mare un po’ più agitato del solito, saranno le mille cose che mi girano per la testa, ma oggi è proprio una giornata piena di inquietudine, di quelle da staccare la testa, metterla sul comodino e darsela a gambe…

Come ammazzare il tempo?! Bollendolo in pentola…

Perchè in qualche modo questo tempo andrà ammazzato (o no?!) in queste giornate strane, mentre settembre si avvicina, portando con sè i soliti sbalzi d’umore, la malinconia, la nostalgia, il frescolino sulla pelle abbronzata… Perchè io l’ho sempre detto, settembre è il vero inizio dell’anno e al finire di un agosto come questo non vedo l’ora che inizi il nuovo mese (lo so che non cambierà niente, ma voglio concedermi il lusso di raccontarmela un po’). E allora fra lunghe telefonate di amiche in crisi d’amore, pratiche da portare avanti, fughe da progettare, lavori da cercare, lavori da inventare, amici da incontrare, eventi da digerire, sogni da realizzare, rami secchi da tagliare, pensieri da scacciare, passioni da assecondare, tanta musica ancora da ascoltare, assicurazione da pagare (azz!), mi ci è scappata pure una bella “sfornellata”, perchè come diceva sempre mia nonna quando qualcosa non andava “falla bollire nel suo brodo, vedrai che poi qualcosa succede”…e allora ho deciso di mettere un po’ di roba in pentola davvero, l’ho fatta bollire davvero nel suo brodo e tadà!, sono uscite fuori due ricettine meravigliose e improvvisate, ma così buone! E sapere che ora ho tanti barattolini etichettati pronti a farmi compagnia nella mia casina mi fa stare bene… Li guardo e sono proprio fiera, tiè, me lo dico da sola! Nonna, avevi proprio ragione, chissà che un giorno la storia del brodo funzioni anche con me!

Chutney ai cetrioli

Confit peperoni